Musica

Post Malone a San Siro: l’incoerenza di un capolavoro

01 settembre 2025di Redazione

Un pubblico di cappelli da cowboy, jeans e bandane, ma Post Malone suona le hit trap

Photo Credits : Adam

Per tutto il giorno sembrava dovesse arrivare un temporale apocalittico, invece Saint Austin Post ha vegliato sulle venticinquemila persone accorse per vederlo all’Ippodromo di San Siro, confezionate negli impermeabili di plastica colorata venduti a ogni angolo del percorso dal parcheggio all’ingresso -e di angoli, lungo gli oltre due chilometri di chi ha ingenuamente parcheggiato appena possibile arrivando da terra sabauda, ce ne sono, ve lo garantisco.

Ma anche fosse piovuto, la maggior parte dei partecipanti al Big Ass Stadium Tour sarebbe stata preparata: dalla testa protetta dal cappello da cowboy ai piedi foderati dagli stivali a punta, gocce e pozzanghere non sarebbero state nemiche da temere, tanto da far pensare che l’abbigliamento del texano medio poco abbia a che fare con il clima arido locale e meglio si presti a una giornata di fine estate milanese.

Comunque sia, verso sera, a distrarre dalle condizioni meteo e dalle birre medie a nove euro ci ha pensato Jelly Roll che, tra una dichiarazione d’amore verso Posty e un ringraziamento alla platea, ha portato un po’ di country nella città della settimana della moda -aspetto che a lui evidentemente non interessa, a giudicare dal consueto outfit tuta-all-black, più da gamer che da cantante, per rimanere in tema fashion.

Dopo aver allietato il pubblico umidiccio con una serie di esibizioni tecnicamente impeccabili del suo repertorio, che personalmente ho apprezzato moltissimo ma non conoscevo, Jelly deve aver capito che in Italia il country non è il genere in Top10 e così si è prodigato in un medley cringissimo ma cionondimento estremamente efficace delle hit degli ultimi anni (ma indietro fino al duemilatredici), da “Flowers” di Miley Cyrus fino a “Wake Me Up” di Avicii.

Uscito Jelly Roll, puntuale come uno margaro svizzero alle nove e un quarto è entrato in tutto il suo alticcio splendore Mr. Austin Richard Post, che ha regalato ai presenti quasi due ore di performance magistrale. Nonostante le birre sul palco aumentassero e le parole delle canzoni si facessero via via più impastate, in Posty non si è mai abbassato il livello tecnico, né l’entusiasmo -e vorrei ben dire. Tra i ringraziamenti al Signore, i drink offerti ai fan, i monologhi da seduta psicoterapica e le flessioni su “rockstar”, non si può dire che oltre a cantare Malone non abbia intrattenuto. Eppure.

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Eppure la voce che gli italiani di country ne capiscono come di baseball deve essere giunta pure a lui -forse dallo stesso Jelly Roll/Avicii, chissà. Già, perché se “I Had Some Help” e “Pour Me A Drink” hanno fatto saltellare i fan quanto Austin, il popolo di Garibaldi vestito di jeans e frange ha dato il meglio di sé nelle doppie di “Congratulations”, “rockstar” e “White Iversion”. Comprensibile, dunque, la scelta di Posty di favorire le hit per un pubblico evidentemente affezionato ai pezzi virali. Ma in pratica ha dedicato una tappa del tour della sua svolta country a una giornata di revival di uno spaghetti western che non si è preoccupato troppo del contenuto oltre la scenografia.

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