Approfondimenti

Studiare la geografia non è mai stato così importante come oggi

Mentre le ore di geografia si preparano a scomparire totalmente dalle classi, nell’epoca dei conflitti cresce la necessità di studiare una materia che, oltre a spiegarci la differenza tra altitudine e latitudine, ci spiega letteralmente come funziona il mondo

23 dicembre 2025di Gaia Canestri

L'ultimo ricordo che ho della geografia in classe sono le cartine ricopiate con la carta traslucida e incollate su un foglio a quadretti intitolato "Africa". Ero alle medie. Le cartine, per me, servivano più che altro a colorare il quaderno dedicato a una materia che mi è sempre sembrata molto grigia e triste: alle elementari le maestre ti fanno ricopiare sul quaderno tutti i capoluoghi e le province d'Italia, ti spiegano il moto della Terra, perché i giorni durano 24 ore e perché esistono le stagioni; o ancora, la differenza tra settore primario, secondario e terziario. Il tutto si riduce, il più delle volte, alla consapevolezza che le barbabietole da zucchero sono il principale raccolto di svariati Paesi. Poi al liceo la materia viene totalmente assorbita da "geostoria" che inevitabilmente diventa "storia e basta" perché i programmi ricominciano ciclicamente dalla preistoria, così per arrivare quanto meno a nominare parole come muro di Berlino e guerra fredda bisogna tagliare fuori qualcosa: la geografia.

Qualche fortunato ha sviluppato un interesse particolare che lo rende, rispetto alla media degli adolescenti, totalmente capace di potersi sedere a una cattedra e insegnare la materia; i più però si trovano dall'altra parte dell'aula, senza sapere se l'Afghanistan si trova in Asia o in Africa. Io sono decisamente da questa parte, e sì, non esagero quando dico che prima di dover affrontare l'esame di geografia politica ed economica all'università avevo poca coscienza di cosa si trova di qua o di là di un continente o l'altro.

Che la geografia sia un problema per molti di noi è chiaro: nel 2002 la National Geographic Society commissionò alla RoperASW un indagine internazionale sulla conoscenza della geografia di giovani di età compresa tra 18 e 24 anni. In tutto vennero intervistati più di 300 ragazzi per Paese coinvolto: Canada, Stati Uniti, Messico, Gran Bretagna, Italia, Francia, Germania, Svezia e Giappone. L'obiettivo era semplice: capire quanto i ragazzi sanno del mondo in cui vivono. I risultati dell'indagine parlano chiaro, i più sfortunati in classifica risultano essere gli americani, solo il il 17 % dei giovani riusciva a localizzare l’Afghanistan su una mappa del mondo, l'11 % degli statunitensi non riusciva neanche a localizzare gli Stati Uniti su una mappa del mondo. All'Italia è andata meglio, dopo la Svezia (prima in classifica con 40 risposte esatte su 56) si è classificata seconda a pari merito con la Germania, con 38 risposte corrette. In realtà, però, nonostante la posizione alta in classifica si tratta comunque di una conoscenza parziale e non completa secondo le linee guida dell'indagine. Nel 2023 Riccardo Morri, Presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Insegnanti di Geografia, denunciava una situazione drammatica: il 90% degli studenti alle porte dell'università sembrerebbe avere conoscenze geografiche talmente scarse da non permettergli di comprendere adeguatamente fattori che influenzano l'intero mondo, dalla letteratura all'economia.

In quella che i politici hanno ormai definito "l'era dei conflitti" non saper collocare su una mappa ciò che leggiamo sui giornali è un po' come andare al supermercato senza saper contare il resto alla cassa. Come possiamo pretendere di capire il genocidio a Gaza se non sappiamo neanche dove è, se non sappiamo che è un piccolo lembo di terra senza confini amici e con uno sbocco solo sul mare, anche esso sotto blocco navale? Forse la geografia non è semplice (agli occhi della maggioranza) come un libro del nostro scrittore preferito, e demandare la sua conoscenza all'autonomia dei ragazzi potrebbe non essere la scelta migliore. 

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