Una panchina rossa per quelle che non ce l'hanno fatta: l'installazione nella Giornata contro la Violenza sulle Donne
Stamattina è stata installata una panchina parlante per sensibilizzare alla violenza di genere
“Il mio posto è vuoto ma io sono qui”. Questa è la frase incisa sulla panchina parlante installata a Roma insieme all’associazione d.o.n.n.a in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Un invito concreto a fermarsi, sedersi e ascoltare, per poter riflettere e agire nel nome di tutte quelle donne che non hanno avuto la possibilità di denunciare, di farsi ascoltare, di salvarsi.
Ad oggi le statistiche sono spietate: una donna uccisa ogni tre giorni, e la tendenza non accenna a diminuire. In occasione dell'installazione della panchina parlante è intervenuta Alessia Ruzzeddu, presidente dell’associazione d.o.n.n.a, che ha sottolineato come troppe donne vengano uccise “nella completa e assordante solitudine, nell’indifferenza generale, perché la violenza contro le donne è considerata ancora oggi un fatto privato”. Ruzzeddu ha lanciato un appello chiaro: “Fermiamoci. Ascoltiamo la voce delle tante donne. Impariamo a leggere i segnali deboli e aiutiamo a denunciare chi non ha forza. Aiutiamo i nostri giovani a costruire una società fondata sul rispetto, che ha bisogno del contributo di tutti: di uomini alleati, non nemici”.
Il progetto #panchinarossa, a cui si collega l'installazione di stamattina, nasce proprio per questo: per ricordare le donne uccise, per dare forza a chi sta ancora lottando, e soprattutto per stimolare una presa di coscienza collettiva e un cambiamento culturale che deve partire da ciascuno di noi. La panchina rossa è un simbolo, ma soprattutto un invito alla responsabilità personale e sociale.
Per far sì che le cose cambino, "dobbiamo creare un ambiente sociale che faciliti e promuova relazioni personali paritarie e non violente", ha continuato Ruzzeddu, "I ragazzi e le ragazze devono diventare adulti ed adulte capaci di gestire le emozioni e le relazioni, per risolvere i conflitti e riconoscere le situazioni a rischio nella consapevolezza che se ne può uscire. E' un cambiamento culturale in cui ciascuno può fare la differenza".
