L'importanza di farsi sentire: Jolly Roger intervista Vanessa Casu
Atleta professionista, musicista e content creator non vedente, Vanessa ha risposto alle domande "scomode" dei giovani speaker
Vanessa Casu è kickboxer, batterista e content creator non vedente. Sui social usa l’ironia per raccontare la sua quotidianaità, smontando gli stereotipi sulla disabilità. Cerca di contribuire a creare una società più inclusiva, sognando la diversità come materia scolastica. Sempre in compagnia del suo cane guida Pancake, racconta come la condizione di ciascuno possa cambiare, ma non per questo sia necessario rinunciare alle proprie passioni.
Tra tutte le cose che fai — musica sport, social — qual è quella che sai fare meglio?
A me non piace essere altezzosa e dire che so fare qualcosa meglio di qualcos’altro. Però posso dire che cosa mi piace di più, che in assoluto è essere me stessa, mi piace fare tutto quello che è in linea con me. Quindi tutte queste cose (i social, lo sport, la musica) fanno parte di me, le amo tutte e sono felice che tutte facciano parte della mia vita. Non credo ce ne sia una in particolare in cui sono più brava.
Ho letto che non sei nata non vedente, ma lo sei diventata. Come l’hai affrontata? Oggi ne parli con ironia, ma è stato così fin da subito?
Ovviamente no, all’inizio è stata dura. Lo sono diventata lentamente, ma col tempo ho capito quante cavolate mi aveva detto la mia testa. Avevo paura di non poter avere una vita felice, di essere destinata a essere limitata nelle cose che potevo fare: io, che ho sempre amato lo sport, i cani, la musica, temevo che diventando non vedente non sarei più riuscita a fare nulla. E invece no! Perché tutte le condizioni sono semplicemente condizioni diverse con le quali, però, puoi raggiungere lo stesso risultato. Come per tutti i traumi che ti costringono a passare da un mondo ad un altro, c’è di mezzo il dolore, ma fa parte del viaggio. Però una volta uscito dal tunnel c’è una vita che ti aspetta, indubbiamente diversa, ma non si può dire che sia limitata nelle cose che voglio fare. Le faccio in modo diverso magari, però le faccio.
Ci dai un consiglio su come affrontare la disabilità, sia per chi ce l’ha sia per chi la incontra?
Fatevi sentire sempre ragazzi, esprimetevi, fate conoscere la vostra realtà. Perché è attraverso la conoscenza che le persone riescono ad approcciare un mondo di cui magari hanno paura, paura di sbagliare. Le persone a volte hanno paura di parlare con me, ma non perché io sono diversa: perché hanno paura di sbagliare, perché non conoscono il mio mondo. Quindi bisogna parlare del proprio mondo, sempre e comunque.
Qual è il tuo rapporto con Pancake, il tuo cane guida?
Partendo dal presupposto che io sono innamorata di tutti gli animali, il rapporto con Pancake è speciale: lei mi fa letteralmente da occhi. Schiva gli ostacoli. Trova le strisce pedonali. E poi dormiamo abbracciate. Oltre a essere i miei occhi è il mio cuore, è l’estensione del mio braccio, una parte di me. Io la chiamo “piccola stalker” perché lmi segue sempre, deve sapere in ogni momento dove sto andando. È come se fosse mia figlia.
In un video che hai girato insieme a Mattia Faraoni, dici che nonostante tu non veda riesci a praticare uno sport di contatto come la kickboxing perché “prendi le misure” per dare i colpi. Nella vita, che misure prendi, in base alle situazioni, ma anche in base alle persone?
Il mio percorso di vita mi ha insegnato a essere un po’ malfidata verso le persone, e mi considero un lupo solitario. Ma amo sfidarmi, amo fare tutto quello che mi metto in testa nonostante lo faccia poi ad occhi chiusi. Mattia Faraoni, oltre a essere il Fighter per eccellenza, è una bellissima persona con una bellissima sensibilità. A me questo piace moltissimo: trovare, dietro una bella persona che ha fatto grandi cose, anche un’anima speciale. Mi piace la giustizia morale, pensare che una bella persona riesca a costruire una bella vita. Quindi le misure, in realtà, non le ho! Sono una persona molto viscerale, quando provo le cose, quando amo e anche quando sogno, lo faccio sempre in grande. Forse il senso della misura non ce l’ho proprio in effetti.
Secondo te la società di oggi è abbastanza inclusiva? Cosa può migliorare e in cosa è già abbastanza brava?
La cosa più importante è l’autorappresentazione. Tutto è cambiato quando sono nati i social perché ti permettono di narrare chi sei in prima persona. Prima c’erano la televisione, il giornale, la radio che parlavano di disabilità, ma oggi siamo noi a raccontarci. La società è migliorata anche grazie a questo. Per fortuna molti film e serie TV si informano meglio e adesso ci sono molti meno stereotipi. Di cose da migliorare, invece, ce ne sarebbero tantissime….le barriere architettoniche, ad esempio, essendo fisiche potrebbero essere gestite a livello funzionale. Ma è la mentalità che andrebbe cambiata. Perché una condizione è una condizione, va solo conosciuta. Bisognerebbe fare educazione scolastica su tutti i tipi di diversità. Il mio obiettivo nella vita è riuscire a inserire come materia scolastica la diversità, perché potremmo tutti crescere più consapevoli. Continuate a fare questo programma, Jolly Roger, io continuerò a fare lo stesso sui social perché quello che stiamo facendo può essere anche solo un granello di sabbia nell’oceano, ma contribuisce a far evolvere la mentalità su questo tema.
Nei tuoi video parli con uno spiccato accento romano da “burina”, ma in realtà sei laureata in comunicazione con lode. È una scelta volontaria?
In effetti sì: io parlo romano soprattutto quando mi imbatto in quegli argomenti un po’ fragili, mi piace rendere tutto più leggero. Quando parlo romano lo faccio per rendere tutto più “sciallo”, come si dice qui a Roma. Diventa tutto più goliardico, il contrario del classico violino che di solito fa da sottofondo ai contenuti sulla disabilità. La disabilità è sempre trattata come il tema che ti deve far piangere, invece io cerco di regalare una risata al mio pubblico.
Se avessi l’occasione di parlare a te stessa bambina, cosa ti diresti?
Questo è un argomento che mi tocca davvero tanto, perché voglio davvero tanto bene a quella bambina. Le direi che farò in modo di diventare una donna che costruirà tutto quello che non ha avuto e tutto quello che ha perso quando era bambina.
