Quello che le donne non meritano
Le ingiustizie e disparità di genere subite dalle donne nel mese di giugno 2025

Chi si meritava più di essere uccisa?
È successo nella chat scolastica di una scuola superiore di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Uno degli studenti invia ai compagni un sondaggio su whatsapp: “Tema femminicidio, chi si meritava di più di essere uccisa? Giulia Tramontano, Mariella Anastasi o Giulia Cecchet- tin?” poi alcuni studenti votano. L’avvocato del ragazzo spiega che “si è accorto subito di aver fatto una sciocchezza e ha cancellato immediatamente. Il sondaggio è maturato in un contesto in cui si dicevano molte sciocchezze”. Le parole dell’avvocato descrivono uno spaccato della società attuale spaventoso: una società in cui tra ragazzi, in un momento di goliardia e leggerezza si può dire di tutto. Peccato che la realtà non sia altro che uno specchio di quei momenti di spensieratezza in cui tutto è permesso, e che il femminicidio non è un caso isolato e senza spiegazioni ma la punta di un iceberg che affonda le radici, ad esempio, nei sondaggi di un gruppo di studenti su whatsapp. I risultati ce li mostrano tragicamente i numeri di femminicidio che crescono sempre di più, ad oggi 37 dall’inizio dell’anno.
“Non ci servono persone da passerella”
“Alla sinistra non basterà rifarsi il trucco con una persona di bell’aspetto... A questa città non servono persone da passerella ma un sindaco capace di continuare il lavoro intrapreso negli ultimi anni”. Queste sono le parole del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, rivolte alla candidata sindaca di Genova Silvia Salis. La politica non è cosa da donne, brave invece in passerella e nel trucco, ma da persone serie che sanno come si lavora, è il messaggio che sembra trasparire dalle parole del Ministro. Il commento è arrivato poco tempo dopo quello di Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, che aveva sottolineato come la politica fosse “un mestiere serio e che non si inventa, -di certo- non un concorso di bellezza”. Entrambi i messaggi parlano chiaro: siamo ancora indietro sulla parità di genere, soprattutto quando si parla di politica e di ricoprire ruoli rilevanti nella società. I leader del partito sembrano sottolineare una realtà stereotipata secondo cui gli uomini si occupano delle cose che contano, della guida dell’Italia; le donne, invece, dei trucchi e dei concorsi di bellezza. Sono parole che lasciano il segno, soprattutto se provenienti da chi davvero guida il nostro Paese.