Traffik condannato a 3 anni, aveva maltrattato Jordan Jeffrey in cella
Traffik aveva inflitto sofferenza fisica e psicologica a Jordan prima che si suicidasse
Giancarlo Fagà aka Traffik è stato condannato a 3 anni e 1 mese dal Tribunale di Pavia con l’accusa di maltratamenti. Il trapper aveva inflitto sofferenza fisica e psicologica al suo compagno di cella Jordan Tinti aka Jeffrey Baby prima che questi si togliesse la vita in cella.
A quanto pare Traffik aveva soverchiato Jordan con minacce e percosse solo pochi giorni prima della sua morte -Tinti aveva anche denunciato una violenza sessuale, ma la condanna non include questo reato. Da parte di Fagà i giudici hanno disposto anche un risarcimento da 20 mila euro per la famiglia della vittima, oltre al pagamento delle spese processuali; i suoi legali hanno annunciato il ricorso in appello.
Il trapper di Bernareggio detenuto nella prigione di Torre del Gallo insieme al suo aguzzino aveva confessato le violenze al padre pochi giorni prima del suicidio, avvenuto lo scorso 12 marzo all’età di 26 anni. Sull’evento sta attualmente indagando la Procura di Pavia.
Jordan e Traffik si trovavano nell’istituto penitenziario per aver commesso insieme una rapina a Monza ai danni di un operaio nigeriano. Erano stati condannato rispettivamente a 4 anni e 4 mesi e a 5 anni e 4 mesi, con l’aggravante razziale. I due avevano lanciato la bicicletta dell’uomo sui binari della stazione di Carnate, insultandolo e minacciandolo di morte. Come se non bastasse, il video dell’aggressione era stato pubblicato su YouTube.
Inizialmente Tinti aveva scontato la pena in una comunità terapeutica pavese per tre mesi ma, essendo stato sorpreso con un telefono e delle sigarette, la misura era stata sospesa dal Tribunale di Sorveglianza, destinandolo al carcere di Torre del Gallo dove solo dieci giorni dopo si era tolto la vita. La famiglia aveva dichiarato “i colpevoli, diretti o indiretti che siano, pagheranno”.
Potrebbe interessarti anche Jordan Jeffrey Baby e Traffik condannati alla reclusione, la motivazione è ‘’odio razziale”
Il legale della famiglia ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza: “Finalmente qualcuno ha creduto a Jordan”, ha dichiarato, “Spero che ovunque si trovi adesso, possa essere felice di questa decisione”. Ha aggiunto di aver avvisato il padre che si è commosso, assente in aula per non dover rivivere le emozioni del lutto.