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Un nemico in casa: pandemia e disturbi del comportamento alimentare

Aumentano del 36% i sintomi associati a disturbi alimentari e i ricoveri del 48%, durante la pandemia. È l'effetto che il Covid ha generato in pazienti con disturbi alimentari tra cui bulimia, anoressia nervosa e altre patologie cibo-correlate.

03 maggio 2022di Chiara Canfora

Sono passati due anni da quando la pandemia globale è iniziata: oltre a causare problemi di tipo sanitario ed economico, essa ha avuto un forte impatto negativo sui più giovani, che da un giorno all’altro sono stati costretti a chiudersi in casa senza avere alcun tipo di contatto fisico con i propri coetanei.
 

Disturbi del comportamento alimentare e pandemia

Questo fenomeno ha fatto sì che i loro problemi e soprattutto le loro insicurezze legate principalmente all’aspetto fisico siano incrementate generando nella maggior parte dei casi disturbi del comportamento alimentare. Infatti, alcuni studi affermano che durante i primi 6 mesi di pandemia i casi siano aumentati del 40% rispetto ai primi 6 mesi del 2019. Ciò che preoccupa ancora di più è l’età in cui i primi sintomi si manifestano: mentre prima del Covid l’età media era tra i 15 e 16 anni, dal 2020 quest’ultima si è abbassata arrivando a colpire fino a 12 anni.

Questo terribile mostro - chiamato anche DCA - si presenta in varie forme, e tra le più conosciute vi troviamo l’anoressia, la bulimia e il binge eating, ovvero un vizio abitudinale composto da scorpacciate senza limiti seguiti da giorni di digiuno. Tutte e tre (insieme ad altri tipi di DCA) si manifestano per gradi. Chi ne è affetto, infatti, tende a mangiare sempre di meno variando così non solo il proprio peso forma, ma anche il comportamento che nella maggior parte dei casi diventa sempre più irascibile. 


Le cause dei DCA

Ma quali sono le cause? Scendo alcuni psicologi le principali motivazioni che portano i più giovani a cadere in questa catena infinita non si tratta solo dell’isolamento in sé, ma ciò che quest’ultimo ha comportato. In altre parole il lockdown ha semplicemente dato via libera a tutti quelli che erano problemi già esistenti ma che in passato si manifestavano in forma leggera, ad esempio situazioni familiari complicate, dove probabilmente il dialogo viene a meno, oppure le difficoltà nell’ accettare il proprio corpo per com’è veramente.

Ad aumentare questo sentimento di inadeguatezza i social media hanno ottenuto un ruolo fondamentale, poiché attraverso le continue foto postate dagli influencer in cui mostravano il loro fisico apparentemente perfetto, si sono rivelate fonti di ispirazione per moltissimi giovani, soprattutto per le ragazze che sempre più spesso cercano di imitare modelle in maniera talmente rigida da perdere il loro vero carattere e personalità . 

In conclusione, chiunque è a conoscenza di amici o familiari che soffrono di questo tipo di disturbo o manifesta i primi sintomi, si deve affrettare affinché il problema venga eliminato alla radice. Moltissimi psicologi infatti consigliano come primo tentativo di provare a parlare con chi ne è affatto cercando di far riflettere sulla cosa giusta da fare. Invece per i casi più complicati in cui il dialogo non è più abbastanza, bisogna intervenire tempestivamente chiamando centri specializzati o associazioni che si occupano di questo tipo di problema.


 

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