Scuola

Voglia matta di tornare a scuola, 9 su 10 dicono no alla DaD

I ragazzi vogliono tornare tra i banchi: un’indagine conferma che 9 su 10 sono entusiasti di ripartire. Indagini e consigli per ripartire nel 2021

13 gennaio 2021di Serena Tersigni

I tempi in cui si fingeva di avere la febbre per non andare a scuola sembrano ormai lontani, i ragazzi oggi vogliono tornare tra i banchi. Se gli studenti più piccoli, al termine delle vacanze di Natale, sono tornati in aula, l'aumento dei contagi da Covid -19 ha portato a un ulteriore prolungamento della didattica a distanza per 8 milioni di studenti italiani, a quasi un anno dall'inizio dell'emergenza. Fra incertezze e depressione, vediamo cosa ne pensano i ragazzi e alcuni consigli per aiutarli a superare questo difficle momento. 

L'indagine di IPSOS per SOS Villaggi dei Bambini

Secondo l'indagine "Nutrire l'infanzia. Povertà educativa, divario digitale” condotta da IPSOS per SOS Villaggi dei Bambini  presentata a fine novembre, 9 studenti su 10 erano contenti del ritorno in presenza sin da settembre. Gli studenti italiani, mostra l'indagine, sono consapevoli del delicato momento che stanno vivendo e per quanto i contagi da coronavirus non si arrestino, il 70% di loro accetterebbe ben volentieri tutte le misure restrittive (mascherine in classe, distanziamento, misurazione della temperatura) pur di tornare a scuola, che considerano un luogo sicuro, di tornare a fare lezione in classe, rivedere compagni e professori dal vivo piuttosto che attraverso lo schermo di un pc. Di fatto in tutta Italia si moltiplicano le proteste e gli appelli per la didattica in presenza. SOS Villaggi dei Bambini si appella al Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, per la ripartenza della scuola in presenza e in sicurezza.

"Con la didattica digitale integrata (DDI), sperimentata a partire da questo anno scolastico, gli studenti perdono progressivamente gli stimoli, diventano passivi, con il conseguente rischio di dispersione scolastica. La didattica a distanza, per quanto resti un ottimo supporto tecnico di emergenza, non può assolutamente sostituire la didattica in presenza; – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – inoltre prolungare ulteriormente la DDI non fa che aggravare le diseguaglianze sociali. Si pensi ad esempio alle difficoltà a livello tecnico, uno fra tutti con la connessione internet. Chi aveva difficoltà di apprendimento in precedenza si è trovato ad affrontarne di nuove, senza l'aiuto di un adulto con le competenze specifiche a supportarlo”.

Tuttavia -continua- è importante accogliere anche le richieste del mondo studentesco. I nostri ragazzi devono tornare a scuola in presenza, è una condizione essenziale per garantire loro un livello d'istruzione adeguato ma anche quel benessere psico-fisico che la pandemia sta mettendo a repentaglio. Ci appelliamo al ministro Azzolina e al Governo affinché siano al primo posto le necessità dei nostri ragazzi. La povertà educativa è una grave emergenza globale, e la scuola deve essere una priorità nazionale”.

I consigli per teenager e genitori  

I ragazzi sono provati, e l’onda lunga delle conseguenze di questo ulteriore stop all’attività didattica in presenza è un’incognita che spaventa sia loro che le famiglie, dobbiamo aiutarli a sublimare l’energia creativa e a ritrovare obiettivi concreti anche fuori dai soliti schemi”, spiega la Family Coach Nan Coosemans,  che da vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti, aiutandoli nel percorso di crescita personale, autrice del libro Quello che i ragazzi non dicono (Sperling & Kupfer), e Adolescenti e quarantena: sette passi per guidare tuo figlio durante e dopo questo periodo, e continua: Bisogna fare attenzione ai segnali, la rabbia può diventare depressione” 

Esistono azioni concrete da mettere in campo con un figlio adolescente per incentivarlo realmente a riprendere a vivere senza che l’insofferenza dovuta alle restrizioni o le paure abbiano il sopravvento. L’esperta suggerisce alcune regole pratiche per genitori alle prese con i figli in preda ad ansia e depressione a distanza di 10 mesi dall’inizio della pandemia, tra le principali: incentivarli con task settimanali, aiutarli a mantenere mente e corpo attivi, gratificarli, incentivare il dialogo aperto in famiglia e optare per una dieta (quasi) sugar free.

 

 

 

 

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